Oggi ti propongo un esercizio di consapevolezza utile a migliorare la capacità di gestire il dialogo interiore e la mente. Svolgere questo esercizio con continuità permette di non soccombere più al dialogo interiore, che troppo spesso, se non addestrato, ci conduce alla sofferenza.
L’incapacità di dominare il flusso di pensieri è infatti la prima causa dei nostri mali. Non sapere come gestire il dialogo interiore fa si che questo prenda direzioni inaspettate, portando spesso con sè emozioni di rabbia, tristezza, ansia ecc.
Premessa: per svolgere questo esercizio bisogna in una certa misura aver già fatto esperienza della possibilità di essere l’osservatore dei pensieri invece che i pensieri stessi. Un testo ormai classico come Il Potere Di Adesso, di Eckhart Tolle, va più che bene per iniziare, oppure Mindfulness per Principianti di Jon Kabat Zinn.
“Come ci sono arrivato?”
Quante volte ti capita di avere un pensiero e di non ricordare come ci sei arrivato? Stai lavando i piatti e ti accorgi che stai pensando a tutt’altro… Capita, è ciò che tende a fare la mente in modo automatico. L’esercizio in questione consiste proprio nel chiederti “Come ci sono arrivato? Perché sto pensando a … ?”
Devi riuscire a percorrere a ritroso la catena di pensieri. Se non sei abituato potresti non riuscirci subito, ma vedrai che con un po’ di pratica potrai ricordare tutti gli anelli della catena che ti hanno condotto fino all’ultimo pensiero.
E’ proprio questo il fine dell’esercizio: ricordare ogni singolo “pezzo” del flusso di pensieri e tornare allo stimolo iniziale da cui è partito. Ti accorgerai che la mente fa tutto in automatico… che sei arrivato a un certo pensiero, ma non sei stato davvero tu a volerlo!
“La mente è utile, ma non deve fare da padrona in casa vostra; dovete considerarla come un animale selvaggio che è necessario imparare a controllare ed addestrare. [ … ] Dovrete allenare la mente a pensare in modo consequenziale e definito, senza permetterle di perdersi in ogni direzione.”
Una semplice sollecitazione, interna ( un ricordo ad esempio ) o esterna, può far partire il dialogo interiore per la tangente e portarti via dal presente senza che tu te ne accorga. Può rubarti energia, concentrazione e tempo prezioso.
Un breve esempio:
- vedi un’auto (stimolo esterno) che è lo stesso modello di quella che ha un tuo amico che non vedi da tempo;
- ti viene in mente di quando siete andati insieme in vacanza;
- ti vengono in mente alcuni singoli episodi della vacanza;
- poi la mente va nel futuro e pensi a dove vorresti andare in vacanza quest’anno;
- ti viene in mente però che sei molto impegnato al lavoro e non sai se riuscirai a prenderti un periodo di ferie quando preferisci;
- questi pensieri portano emozioni di malinconia, poi rabbia e nervoso… emozioni che a loro volta danno vita a nuovi pensieri ecc.
Insomma ti crei una storia e un dramma così, solo perché hai visto un’automobile come quella del tuo amico. Non è proprio il massimo a mio parere, ma è così che funziona, soprattutto se hai un dialogo interiore molto attivo.
Ecco l’importanza di questo esercizio.
Prendendo consapevolezza di tutti i passaggi, lentamente e con naturalezza arriverai a fermare la mente al secondo o terzo collegamento, riducendo drasticamente il numero di “fughe” dal presente. Il dialogo interno avrà meno forza e non ti schiaccerà più, perché dominare i pensieri è la spontanea conseguenza dell’osservarli.
Il reale obiettivo: imparare a gestire il dialogo interiore
Attenzione: l’obiettivo dell’esercizio non è diventare fenomeni nell’esercizio stesso, ma è appunto imparare a gestire il dialogo interiore e la mente sempre meglio.
Mi spiego.
Imparare a ricollegare tutti i pezzi del flusso di pensieri è importante, ma non tanto in se stesso, quanto perché aiuta progressivamente a diventare consapevoli del modo in cui lavora la mente. Di conseguenza ci aiuta a disidentificarci da quel flusso di pensieri e da quella voce che crediamo essere noi.
Il dialogo interiore è come un labirinto da cui è impossibile uscire, se non grazie alla consapevolezza e all’osservazione distaccata. Continuando nella metafora, l’obiettivo è appunto uscire dal labirinto, non mettersi a studiare tutti i cunicoli (i singoli pensieri) e come sono colegati, anche se all’inizio può essere di aiuto.
Quante volte ti trovi a pensare a qualcosa e finisci per perderci anche delle ore, se non intere giornate? E tutto solo per un qualche stimolo esterno o un ricordo del passato?
L’obiettivo è proprio questo quindi: diventare sempre più consapevoli e smettere di scappare dal momento presente, cioè dalla vita reale.
Ci si vede Oltre…
Giulio – Risveglio Digitale
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